OLD BOY – Panzer-Kampflaufer III
OLD BOY – Panzer-Kampflaufer III

di Valerio Capra “ROBOGOAT”

Il Panzer-Kampflaufer III è un modello della Dust di base piuttosto aggressivo e cattivo, dalla doppia dotazione di armi comprendente due lanciafiamme e due grossi Cannoni Laser.

Da buon maniaco del kitbash quale sono, dover scegliere tra una dotazione e l’altra mi lasciava scontento: quindi perchè non modificare il pezzo facendo in modo da poter posizionare tutte le armi?!

Cominciando dal basso, stacco le gambe dal bacino e posiziono due option parts a tubo ove si innestano le anche, in modo tale da distanziarle maggiormente, recupero due pannelli protettivi dai fucili, li ridimensiono con seghetto e carta vetro e li applico sulle cosce; con un bisturi creo in modo sparso dei battle damage con un taglio a V. Non carico ulteriormente gli arti inferiori di modifiche per non snaturare il modello, anche il corpo centrale dove è posizionata la cabina di pilotaggio non subisce modifiche se non una bisaccia applicata frontalmente. Lavoro sugli agganci laterali delle armi già esistenti, impernando due spalle  pronte rubate a un gunpla “donatore di pezzi” che estrapolo dal magico scatolone dei rimasugli; queste mi servono per dare più volume al pezzo e per non fare toccare i due lanciafiamme che ho inserito con le gambe, che precedentemente avevo loallargato. Mi rimangono due bei “Laseroni” da piazzare, ma come fare? Con qualche option parts incollata e qualche snodo, anche questi presi dal fantomatico scatolone, creo un supporto a quattro bracci al quale attacco i due Cannoni Laser; questa ultima modifica fa sì che il pezzo guadagni aggressività e presenza scenica.

E’ ora di passare alla colorazione, quindi decido di sperimentare una tecnica di scrostatura con del chipping fluid. Come prima operazione primerizzo tutti i pezzi con un primer color ruggine della Mig Jimenez, successivamente per variare le tonalità del degrado con delle spugnature e dei lavaggi, impiego tutta la scala dei colori dedicati sempre della Mig Jimenez: light rust, medium rust, dark rust,old rust e shadow rust. Dopo aver lavorato sulla modulazione della ruggine, applico su tutto il pezzo dell’ heavy chipping fluid sempre della Mig e dopo copro, anche un po’ a malincuore, tutto il lavoro fatto con un Bianco opaco Tamiya XF-2, modulato con una mistura di blu e grigio per le parti più scure. Dopo qualche ora di asciugatura, posso cominciare ad intervenire facendo delle crostature lungo gli spigoli con degli stecchini di legno, mentre sulle superfici utilizzo un pennello a setole dure. Raggiunto un livello di perdita di vernice in percentuale abbastanza alto, ho delle buone superfici arrugginite a vista, delle quali posso esaltare i volumi ombreggiando con il nero e lumeggiando con il bianco i bordi interni, sia per quanto riguarda le lacune sia per i graffi.

Una ulteriore fase di weathering è eseguita con del colori ad olio molto diluiti, per effettuare i lavaggi: ho utilizzato principalmente il nero di marte tagliato con terra di siena bruciata, per le colature più copiose di ruggine ho impiegato terra di siena naturale e terra rossa. Ultimata la fase dei lavaggi ho aggiunto ancora qualche luce ad acrilico bianco nelle zone più illuminate.

Per lo studio dell’ambientazione avevo due vie: un diorama dove inserire il Panzer, oppure una piccola base che non distogliesse troppo l’attenzione dal pezzo centrale e non gli rubasse la scena; quest’ultima è stata la soluzione adottata.

Il supporto è un semplice cilindro in legno nero dal diametro di 10 cm, sul quale ho modellato un terreno con della pasta DAS, inserito dei pezzi di plastica rotta e fatto le impronte per l’alloggiamento dei piedi del camminatore. Una volta ascugata questa preparazione, ho dato una base di primer nero e per la verniciatura ho usato una gamma di colori che va dal marrone scuro per le zone d’ombra, arrivando al rosso acceso per le zone di massima luce. Gli inserti di plasica rotta li ho dipinti imitando schegge di parti metalliche.

Dopo aver posizionato e fissato il pezzo nelle apposite sedi, per legare i due elementi ho effettuato sulla basetta dei lavaggi con colori acrilici; ad asiugatura avvenuta, sempre per raccordare il tutto, ho spennellato del pigmento rosso ruggine sul terreno e sui piedi.

La particolarità di questo pezzo, che da una parte è voluta e dall’altra parte è avvenuta durante le lavorazioni in maniera istintiva, è l’esasperazione degli effetti di scrostatura e ossidazione. Sono infatti portati all’eccesso al limite del reale, con una vena quasi grafica ma da un risultato finale molto d’impatto e….. molto DUST 1947!!